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Tempo di Libri 2019: la fiera milanese non si farà

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Tempo di Libri 2019 non ci sarà la fiera dell’editoria milanese “salta un turno” e promette cambiamenti per l’edizione 2020.

Tempo di Libri 2019? No, non ci sarà. Lo ha annunciato Ricardo Franco Levi, il presidente dell’Associazione Italiana Editori.

Dopo due edizioni (qui trovate la prima, qui l’edizione del 2018) la fiera si mette in standby. Ma in questi due anni è riuscita a creare non poco scompiglio. I primi guai sono arrivati al suo debutto, nel 2017, quando la manifestazione è stata collocata ad aprile. Una sorta di dichiarazione di guerra al Salone del Libro di Torino che si svolge sempre a maggio.

Una scelta infelice che ha causato la “scissione” e la fuoriuscita da Aie di tante case editrici indipendenti. E la nascita di Adei ne è stata una diretta conseguenza. Non tutto il male vien per nuocere, si potrebbe dire. Il Salone 2017 ha reagito con orgoglio ed è stato uno dei migliori degli ultimi anni.

La seconda scelta infelice? Spostare la data della seconda edizione a marzo, proprio prima di Book Pride. Altra dichiarazione di guerra all’editoria indipendente.

E nonostante un completo cambio di team e lo spostamento della location a Fiera Milano City – nel 2017 era stata scelta la fiera di Rho, una cattedrale nel deserto – la manifestazione non è riuscita a trovare una formula vincente. Il risultato? Una iniziativa priva di identità seppur con dei fiori all’occhiello (la sezione dei professionali, era davvero ben fatta).

Tempo di Libri? No Libriful!

Nel mezzo di questa telenovela editoriale, che su BookBlister è stata battezzata Libriful, sono seguite proposte curiose: un evento diffuso, un salone Milano e Torino… e si è perso tempo prezioso per realizzare progetti interessanti in battibecchi del tutto privi di fondamento.

«Abbiamo preso atto che due Saloni generalisti, Milano e Torino, a poca distanza nello spazio e nel tempo sono troppo dispendiosi per gli editori e comporterebbero una divisione nel mondo editoriale che come Aie vogliamo evitare», ha dichiarato Levi.

E queste parole lasciano esterrefatti. Abbiamo preso atto? Non bastava chiedere PRIMA? Quando, dopo l’annuncio, si sono scatenate le polemiche ed è dilagato il malcontento, quando ci sono state le scissioni non era evidente che gli editori – quelli che pagano per essere in fiera, cioè i clienti primi della manifestazione – non fossero per nulla felici di questa iniziativa? Stiamo parlando di Aie, l’associazione di categoria degli editori, quella che dovrebbe conoscerli alla perfezione, sapere quali sono i loro desideri, le loro esigenze, i timori e i problemi.

“Comporterebbero una divisione” si legge ancora. Il condizionale fa sorridere, la divisione c’è già stata. Sarebbe bastato, prima di prendere decisioni o scegliere date, porsi solo qualche domanda: di cosa c’è bisogno? Quale problema posso risolvere agli editori e ai lettori, oggi?

Comunque sia, niente Tempo di Libri 2019, si fanno progetti per il futuro. Tempo di Libri dovrebbe ripartire nel 2020, a febbraio (vi prego, non a San Valentino!) e dovrebbe essere un evento incentrato sull’innovazione tecnologica. «Pensiamo a una fiera proiettata nel futuro, che metta al centro i Millennials e chi oggi ha meno di vent’anni» ha dichiarato Levi (e speriamo che sia chiaro chi sono i Millennials, che di anni ne hanno quasi quaranta…).

Potrebbe essere un’ottima idea una fiera dell’editoria che racconti le “nuove frontiere dell’innovazione tecnologica”, che si occupi delle diverse forme di narrazione – audiolibri, serie tv, graphic novel, videogiochi. E sarebbe però anche una buona idea ricordare al mondo quanto sia innovativo, tecnologico e all’avanguardia l’oggetto libro.

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